Ravello e le sue chiese

Benvenuto nel sito “Ravello e le sue Chiese”.
Ravello, centro internazionale di storia, cultura, arte e religiosità, aperto a visioni di mare e di cielo,
in una perfetta fusione di arte e natura, dona al visitatore serenità e profonda immersione nel
“Mistero dell’Infinito”. Il sito intende favorire la fruizione delle “mirabili chiese” ed elevare
lo spirito alla contemplazione delle vestigia del passato innanzi alle quali il cuore arde e l’anima
si eleva a Dio.

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L'Eucarestia. Il massimo dono di Dio per noi.

Vangelo di Domenica 27 Ottobre 2019

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti fa' che amiamo ciò che comandi.

Sir 35,15-17.20-22

Dal libro del Siràcide

Il Signore è giudice
e per lui non c'è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell'oppresso.
Non trascura la supplica dell'orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità.

Sal 33

RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

2 Tm 4,6-8.16-18

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Lc 18, 9-14

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Dio rende giusto chi lo cerca con fede

Gli uomini partecipano tutti della stessa impotenza e sono solidali nello stesso stato di rottura con Dio: non possono salvarsi da se stessi, non possono cioè entrare da soli nella amicizia di Dio. Il primo atto di verità che l’uomo deve compiere è riconoscersi peccatore, impotente a salvarsi, e aprirsi quindi all’azione di Dio.

Il fariseo e il pubblicano: due modi di dialogare con Dio

Nella parabola ci sono due modi di concepire l’uomo e il suo rapporto con Dio. La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie a Dio. Solo apparente però. In realtà è un pretesto per lodare se stesso e non Dio, compiacersi di sé per la mancanza di ogni peccato e per il merito delle buone opere, in forza delle quali si ritiene giustificato ed «esige» da Dio la ricompensa. La preghiera del fariseo non è preghiera, anzi è l’opposto.

Il pubblicano invece è «nella verità»: è consapevole della sua colpa e di non avere meriti davanti a Dio. Chiede grazia. La sua è vera preghiera.

Perciò dietro i due personaggi della parabola si può scorgere l’opposizione tra due tipi di giustizia: quella dell’uomo che ritiene di poterla realizzare col compimento perfetto della legge e quella che Dio concede al peccatore che si riconosce tale e che si converte. Il tema paolino della giustificazione mediante la fede si trova già delineato in questa parabola.

Perché la fede in Cristo «giustifica» l’uomo

Il cristiano è un uomo realmente giustificato mediante la fede in Gesù Cristo, in colui che è ad un tempo il dono sostanziale dei Padre e quell’uomo fra gli uomini che ha potuto costruire l’unica risposta umana gradita a Dio.

E’ questo il motivo per cui la fede in Gesù salva. Infatti Gesù inaugura nella sua persona il regno del Padre in cui si compie il destino dell’uomo. Per sé, come per i suoi fratelli, Gesù esige la rinuncia assoluta che implica la fedeltà alla condizione di creatura: la rinuncia è sino alla morte e, se necessario, sino alla morte in croce. E’ il salvatore del mondo che parla così.

Come può quest’uomo che ha spinto sino alle ultime conseguenze la rivelazione della condizione umana proclamarsi nello stesso tempo il salvatore dell’umanità? A questa domanda non c’è che una risposta: veramente quest’uomo è il Figlio di Dio; Dio ha tanto amato il mondo da dare per esso il suo Figlio unico; e nello stesso tempo egli è uomo tra gli uomini; la sua fedeltà di creatura è, per identità, una fedeltà filiale. La risposta attiva di questo uomo raggiunge perfettamente l’iniziativa divina a salvezza.

La fede sorgente di una vita nuova di figlio

L’unione a Cristo ci rende capaci della stessa «fedeltà filiale» fino alla croce.

L’uomo è «giustificato» perché la fede in Cristo gli dà accesso al Padre in qualità di figlio adottivo.

La salvezza è dono divino, diventa nell’uomo sorgente di una attività filiale in cui si compie oltre ogni misura la fedeltà alla nuova legge dell’amore.

Paolo, l’araldo della giustificazione mediante la fede, è anche il grande testimone della vita nuova che sboccia dalla fede in Cristo. Ormai vecchio, in carcere, in attesa della condanna a morte, riflette sulla sua vita (seconda lettura). La sua esperienza di Cristo si conclude con un fallimento umano: tutti lo hanno abbandonato, nessuno in giudizio lo ha difeso. Ma egli ha «conservato la fede», ha gareggiato per Cristo ed è rimasto fedele fino alla mèta. La sua speranza lo conduce alla certezza della «ricompensa» che riceverà da Cristo per la sua vita di dedizione e di amore sull’esempio di Gesù.

Oggi la sufficienza farisaica non è più l’osservanza di una legge, ma prende altri nomi.

In molti c’è la convinzione che l’uomo possa salvarsi come uomo facendo appello unicamente alle sue risorse. L’uomo salva l’uomo mediante la scienza, la politica, l’arte...

E’ perciò più che mai necessario che i cristiani annuncino al mondo Cristo come salvatore. La salvezza che egli porta non è antagonista della salvezza umana. Anzi la conduce a pienezza. Con la celebrazione dei sacramenti, specie della Eucaristia, essi testimoniano la necessità dell’intervento divino sulla vita dell’uomo, si mettono sotto l’azione di Dio presente con il suo spirito, e fanno l’esperienza privilegiata della giustificazione ottenuta mediante la fede in Gesù Cristo. Devono perciò essere continuamente vigilanti per non partecipare ai sacramenti con spirito farisaico.

Dio ordina il mondo con armonia e concordia

e fa del bene a tutti

Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa

(Capp. 19, 2 - 20, 12; Funk, 1, 87-89)

 

Fissiamo lo sguardo sul padre e creatore di tutto il mondo e immedesimiamoci intimamente con i suoi magnifici e incomparabili doni di pace e con i suoi benefici. Contempliamolo nella nostra mente e scrutiamo con gli occhi dell'anima il suo amore così longanime. Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.

I cieli, che si muovono sotto il suo governo, gli sono sottomessi in pace; il giorno e la notte compiono il corso fissato da lui senza reciproco impedimento. Il sole, la luce e il coro degli astri percorrono le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal loro corso, e in bell'armonia. La terra, feconda secondo il suo volere, produce a suo tempo cibo abbondante per gli uomini, le bestie e tutti gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e mutamento alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti regolano gli abissi impenetrabili e le profondità della terra. Per suo ordine il mare immenso e sconfinato si raccolse nei suoi bacini e non oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta così come Dio ha ordinato. Ha detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde» (Gb 38, 11). L'oceano invalicabile per gli uomini e i mondi che si trovano al di là esso sono retti dalle medesime disposizioni del Signore.

Le stagioni di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno si succedono regolarmente le une alle altre. Le masse dei venti adempiono il loro compito senza ritardi e nel tempo assegnato. Anche le sorgenti perenni, create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. Persino gli animali più piccoli si stringono insieme nella pace e nella concordia. Tutto questo il grande creatore e Signore di ogni cosa ha comandato che si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, ma con maggiore abbondanza verso di noi che ricorriamo alla sua misericordia per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. A lui la gloria e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.

Commento di Paolo Curtaz

In fondo al tempio

Non si può pregare Dio e disprezzare il fratello.

Non ci si può rivolgere a lui e giudicare il peccatore.

Non si può entrare nel tempio ed adorare il proprio ego spirituale.

Non si può stare al cospetto di Dio e non riconoscerlo e amarlo nel volto del peccatore.

Non si può dirsi discepoli e augurare la morte ai profughi che annegano nel nostro mare Mediterraneo.

Non scherziamo.

Chissà se troverà ancora la fede quando tornerà, il Signore. Non le devozioni. E le parrocchie. E i movimenti e i gruppi (sano e santi).

Chissà se troverà ancora la fede.

Anche poca, come quella di un granello. Quello che c’è, che vedo, che ammiro, contemplando foreste cresciute negli oceani del nostro mondo inospitale.

Una fede, però, che parte dal riconoscersi peccatori. Mendicanti.

Una fede che si nasconde dietro i meriti. Perché davanti a Dio non esistono meriti.

Solo la gioia di essere trapiantati in Dio, nascosti in Lui.

Tenaci e ostinati cercatori di senso.

Il fariseo e l’ingombro del cuore

I farisei erano devoti alla legge, cercavano di contrastare il generale rilassamento del popolo di Israele, osservando con scrupolo ogni piccolissima direttiva della legge di Dio.

Bella gente, davvero.

Certo, il fariseo ci sembra arrogante ma, in realtà, è solo pieno di zelo. Troppo pieno.

L’elenco che il fariseo fa, di fronte a Dio, è corretto: per zelo il fariseo paga la decima parte dei suoi introiti, non soltanto, come tutti, dello stipendio, ma finanche delle erbe da tisana e delle spezie da cucina! La legge prevede un giorno di digiuno all’anno, ma lui digiuna per due giorni a settimana, anche per coloro che non digiunano.

Ogni buon parroco vorrebbe avere, tra i suoi parrocchiani, almeno un fariseo: il decimo dello stipendio riempirebbe in fretta le casse della Parrocchia!

Ma alla fine nelle sue parole non c’è Dio. C’è solo il suo io.

Ipertrofico. Ingombrante.

È talmente pieno della sua nuova e scintillante identità spirituale, talmente consapevole della sua bravura, talmente riempito del suo ego (quello spirituale, il più difficile da superare), che Dio non sa proprio dove mettersi.

Non ha bisogno di essere salvato, non riconosce la lebbra che lo abita (che abita tutti), ma ostenta davanti a Dio il suo luccicante stato di buona salute spirituale.

Il suo cuore è ingombro.

Il ricco epulone di qualche domenica fa, aveva il cuore ingombro di beni e di lusso.

Il fariseo di oggi è pieno della sua devozione, diventata un piccolo idolo.

Peggio

Peggio: invece di confrontarsi con il progetto (splendido) che Dio ha su di lui (e su ciascuno di noi), si confronta con quel pubblicano, lì in fondo, che non dovrebbe neanche permettersi di entrare in chiesa.

Non sono magari migliore degli altri, ma certamente non peggiore. Cosa sono i miei peccatucci al confronto delle cose orribili che fanno gli altri? Che idiota.

Siamo pezzi unici, come potremmo mai confrontarci con gli altri?

Perché? Eppure gran parte della nostra vita si gioca in questo modo: siamo colmi di giudizio, di invidie, di opinioni. Sempre pronti a confrontarci con chi sta peggio di noi, con chi è peggiore.

Quando l’unica persona con cui confrontarci dovrebbe essere il capolavoro che potremmo diventare.

Se solo ci credessimo.

Non è solo il problema dell’orgoglio. È proprio una complicazione dell’esistere, una vita che non riesce ad uscir fuori dal buco nero in cui si è infilata.

Vuoto

Il pubblicano, invece, di spazio ne ha tanto.

Il denaro che ha guadagnato con disonestà, l’odio dei suoi concittadini (è un collaborazionista!), l’impressione di avere fallito le sue scelte, creano un vuoto dentro di lui, un vuoto che Dio saprà riempire. Consapevole dei suoi limiti, li affida al Signore, chiede con verità e dolore, che Dio lo perdoni. E così accade.

Esiste un modo di vivere e di essere discepoli pieno di arroganza e di ego smisurato, pieno di certezze da sbattere in faccia agli altri (basta vedere il livello dello scontro politico ed ideologico in cui viviamo!) Esiste un modo di vivere e di essere discepoli colmo di ricerca e di umiltà, di voglia di ascoltare e di capire, di continuare a cercare, pur avendo già trovato il Signore.

Il desiderio di Lazzaro, la sola cosa che possiede, lo spinge nelle braccia di Abramo. Il ricco, invece, ricordate?, ha il cuore ingombro, pieno di preoccupazioni, è imperatore e signore del suo tempo, delle sue cose. Solo un’assenza produce il bisogno di cercare. Solo il desiderio ci spinge.

E il pubblicano desidera.

Paradossale: il grande peccatore, lo è sul serio!, sopravanza il fariseo. La consapevolezza del peccato e del limite può essere il trampolino che ci spalanca l’universo di Dio.

Suggerimenti da pubblicano

Se non riesco a ritagliare nella mia giornata un quarto d’ora di assoluto relax, di vuoto mentale, magari dopo una bella corsetta, o una passeggiata nel parco, se non faccio silenzio intorno (spengo la tivù, stacco il cellulare), se non prevedo, almeno d’ogni tanto, una pausa di una giornata non passata, al solito, in coda in autostrada per andare a riposare farò fatica a trovare un luogo in cui Dio sta.

Lo so, coppie che leggete, oggi resistere costa fatica: la giornata è stracolma di impegni indispensabili per sopravvivere e i figli piccoli complicano ulteriormente le cose.

Non abbiamo spazio per l’interiorità, questo è il problema.

Il Vangelo di oggi ci ammonisce a lasciare un po’ di spazio al Signore, a non presumere, a non pretendere, a non passare il tempo a elencare le nostre virtù.

Siamo tutti nudi di fronte a Dio, tutti mendicanti, tutti peccatori.

Ci è impossibile giudicare, se non a partire dal limite, se non dall’ultimo posto che il Figlio di Dio ha voluto abitare.

Ancora una volta, il Signore chiede a ciascuno di noi l’autenticità, la capacità di presentarci di fronte a lui senza ruoli, senza maschere, senza paranoie.

Dio non ha bisogno di bravi ragazzi che si presentano da lui per avere una pacca consolatoria sulle spalle, ma di figli che amano stare col padre, nell’assoluta e (a volte) drammatica autenticità.

Questa è la condizione per ottenere, come il pubblicano, la conversione del cuore.

Commento al Vangelo di Domenica 27 Ottobre 2019

Speciale Festa Patronale

Le solenni celebrazioni in onore di San Pantaleone, Medico e Martire, Principale Patrono di Ravello, costituiscono ancora oggi per Ravello un momento speciale di preghiera e di gioia, una secolare tradizione di fede che unisce nella preghiera tutti i ravellesi, vicini e lontani.
Un evento di Fede, Cultura, Tradizione, cui è stato dedicato anche il pagina FB  sul quale verranno pubblicati il programma, le notizie, i video e le foto.

26 e 27 LUGLIO: RAVELLO CELEBRA IL SUO SANTO PATRONO

Segui la diretta 

La festa patronale costituisce ancora oggi per Ravello un momento speciale di preghiera e di gioia. Un’occasione per rinnovare spiritualmente la comunità e per rinsaldare i legami con le origini di una tradizione secolare, che magnifica il “dies natalis” di Pantaleone da Nicomedia, martire e taumaturgo, presente in mezzo a noi attraverso la reliquia del suo sangue.

Il mattino del 26 luglio sarà salutato dallo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico “G. Piantoni - Città di Conversano” (BA), diretto dal M° Susanna Pescetti, che darà inizio ai festeggiamenti con l’esecuzione di marce sinfoniche in e per le vie del paese. I matinée (ore 12.00) e le esecuzioni serali del 26 (ore 21.00) e 27 luglio (ore 22.15) riproporranno agli appassionati cultori delle orchestre di fiati le più belle pagine sinfoniche ed operistiche.

La liturgia della luce e l’esposizione della statua, seguita dal canto dei Vespri (ore 20.00), daranno inizio alle celebrazioni patronali.

Le sante messe comunitarie del giorno 27 avranno luogo alle ore 7.30 - 9.00 e alle 12.00 mentre il solenne pontificale delle 10.30 sarà presieduto da S.E. Rev.ma Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi - Cava de'Tirreni. 

In serata, poi, avranno luogo la messa pontificale vespertina (ore 19.00) celebrata da S.E. Rev.ma Padre Michele Petruzzelli, Abate dell'Abbazia della SS.Trinità di Cava de' Tirreni, cui seguirà la processione per le vie della paese mentre il grande spettacolo pirotecnico (ore 21.45), curato dalla rinomata ditta dei Cav.ri Cav. Giovanni Boccia, Luigi Nappi e Admodio Di Matteo da Palma Campania (NA), suggellerà i solenni festeggiamenti che si concluderanno con uno scelto programma lirico-sinfonico.

In questi momenti un’ atmosfera di grande giubilo pervade la comunità ravellese, raccolta nella sua chiesa cattedrale, cuore pulsante della città, attorno all’altare dell’inclito sangue, per cantare di “Pantaleone la Gloria, la Potenza, la Fede”. 

Ravello è in festa con il Concerto “Città di Conversano”

Lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico "Giuseppe Piantoni - Città di Conversano" (BA) allieterà le giornate festive (26 e 27 luglio) in onore del santo patrono. Una grande realtà musicale del XVIII secolo che, nel solco di una plurisecolare tradizione musicale, nel nome dell'indimenticato Direttore-Musicista-Compositore M° Giuseppe Piantoni, quest'anno celebra la stagione artistica numero 220.

Confermata per la Stagione 2019 la direzione del complesso orchestrale, affidata al ben noto Maestro Susanna Pescetti, docente presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, e apprezzato in tutto il mondo.

La Città della Musica accoglie lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico "Giuseppe Piantoni - Città di Conversano" (BA), certa del valore artistico e dell'offerta di grande musica che il complesso orchestrale saprà donare a tutti gli appassionati cultori dell'antica arte candistica 

Ravello è in festa. Si accende ancora una volta la magia di una tradizione secolare.

Il Programma

Segui la diretta 

17 - 25 Luglio – Novenario

Ore 19.00: Rosario e Coroncina di San Pantaleone

Ore 19.30: Santa Messa.

23 Luglio:

Santa Messa celebrata da S.E. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’Tirreni, con testimonianze del dott. Giuseppe Longo, Direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno, e del prof. Carmine Vecchione, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno.

24 Luglio:

Ore 18.00: Rosario, Coroncina di San Pantaleone e Santa Messa.

Ore 19.00 – Duomo di Ravello: “Ravelli Pignus Optimum”. Presentazione ristampa anastatica della prima edizione della “Vita del glorioso Martire S. Pantaleone medico, protettore della Città di Ravello, per D. Ferdinando Mansi, Roma, 1857”, dall’esemplare conservato presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma, a cura di: Comune di Ravello, Parrocchia Santa Maria Assunta e Associazione “Ravello Nostra”.

Ore 20.00 – Duomo di Ravello: “Le note di Sigilgaida”. Concerto d’organo di Bernard Foccroulle, a cura della Fondazione Ravello.

 

25 Luglio:

Presidio Ospedaliero “Costa d’Amalfi”: Open Day Total Prevention, a cura di: Comune di Ravello, Associazione “Avrò Cura di Te”, Parrocchia Santa Maria Assunta.

Ore 15.00 – 18.00: “Nel segno di Pantaleone da Nicomedia”. Visite mediche gratuite nelle seguenti specializzazioni: Broncopneumologia, Cardiologia, Diabetologia, Ecografia, Ematologia, Endocrinologia, Flebologia, Ginecologia, Pediatria, Senologia.

Prenotazione obbligatoria al numero (dott.ssa Tiziana Bardaro).

 

- ore 15.00 – 18.00: Corso BLS – D, a cura dell’Associazione GIVI di Battipaglia.

Ore 19.00: Rosario e Coroncina di San Pantaleone.

Ore 19.30: Santa Messa a chiusura del Novenario e canto del Te Deum. Testimonianza del Prof. Giancarlo  Accarino, Direttore SC di Chirurgia Vascolare e Capo Dipartimento Torre del Cuore AOU Salerno.

Ore 21.00 – : “Nino Buonocore in Jazz”, a cura del Comune di Ravello.

26 LUGLIO: VIGILIA FESTIVA

Ore 08.30: Lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico “Città di Conversano” (BA), diretto dal M° Susanna Pescetti, darà inizio ai festeggiamenti con marce sinfoniche in . Seguirà il giro del paese.

Ore 12.00:   Matinée nei giardini di Villa Rufolo.  

Ore 19.00:   Omaggio al Sacrario dei Caduti.

Ore 20.00: Liturgia della Luce, Annuncio della Festa, Esposizione della statua del Santo Patrono e Canto dei Vespri.

Ore 21.00:  Programma di musica sinfonica ed operistica in , artisticamente illuminata dalla ditta “Tecno Service Illuminazioni”.

27 LUGLIO: SOLENNITA’ LITURGICA

Ore 7.30 - 9.00 - 12.00:  Santa Messa Comunitaria.

Ore 10.30: Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’Tirreni.

Ore 12.00:   Matinée in .

Ore 19.00:  Messa Vespertina celebrata da S.E. Rev.ma Padre Michele Petruzzelli, Abate dell'Abbazia della SS.Trinità di Cava de' Tirreni, cui seguirà la processione per le vie della paese.

Ore 21.45:  Grande spettacolo pirotecnico curato dalla rinomata ditta dei Cav.ri Giovanni  Boccia, Luigi Nappi e Amodio Di Matteo da Palma Campania (NA).

 

Seguirà uno scelto programma lirico-sinfonico, eseguito dal sullodato Gran Concerto Bandistico “Città di Conversano”, con cui si concluderanno i festeggiamenti.

 

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